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TEMPI DI CURA, CAUSE e TEMPI DI PREVENZIONE (parte 1a)

samuel porter

le patologie più frequenti nel cavo orale

Si parla molto di prevenzione, anche per le patologie del cavo orale. Premetto che questo post ha il pregio della estrema sintesi, nella quale non si possono di certo esaminare tutte le patologie orali, e quindi non ha la pretesa di esaurire tutto il discorso sulla prevenzione, ma solo delle principali.

Tre sono le patologie più frequenti nel cavo orale e che, in momenti diversi della vita, andranno a interessare una larga parte della popolazione. Scriverò tre post, uno per ogni patologia:

  1. Insufficiente sviluppo delle basi ossee mascellari e conseguente mal posizionamento dei denti;
  2. Carie dei denti;
  3. Gengiviti, malattie parodontali (Piorrea).

L’incidenza maggiore delle tre patologie soprascritte è, grosso modo, correlata all’età.

Insufficiente sviluppo delle basi ossee mascellari e conseguente malposizionamento dei denti

L’occhio clinico competente può già intravedere tra i 3 anni e i 5 anni e mezzo d’età se si è già instaurato o sta per instaurarsi un insufficiente sviluppo dei mascellari. Quasi nessun genitore, con un bimbo in così tenera età, riesce minimamente a sospettare che sarebbe assai opportuno far visitare subito il suo piccolo figliolo da un odontoiatra cultore di Ortognatodonzia (“ortodontista”), competente in ortodonzia funzionale e abituato a diagnosticare e trattare bimbi già a questa età.

Diffidate di risposte affrettate e superficiali che rimandino un trattamento ortodontico spostandolo al futuro. Nel frattempo le basi ossee mascellari continuerebbero a crescere in modo disarmonico e sottosviluppato, e interventi tardivi, più difficili da eseguire, possono solo limitare i danni funzionali ed estetici, perché dopo i cinque anni e mezzo d’età le basi ossee mascellari sono sempre meno condizionabili, si avviano cioè a fissarsi nella loro forma definitiva. Detto in modo lapidario: i denti, dopo i sei anni d’età, si possono anche spostare facilmente, ma la rimodellazione dei mascellari lo è assai di meno, mentre oltrepassa diversi picchi di crescita (il più noto dei quali è certamente la pubertà intorno ai 12 anni).

Purtroppo al giorno d’oggi, epoca in cui si corre (troppo), va di moda un’ortodonzia il più veloce possibile, che però difficilmente può garantire che i denti permangano nella sede dove l’ortodontista li porta a fine trattamento. E’ il problema della “recidiva” magari solo parziale. Infatti i denti spesso si riassestano in posizioni che derivano da molti fattori in gioco: come lo sviluppo armonico e ampio, o meno, delle basi ossee mascellari, come le forze muscolari antagoniste (la lingua spinge in fuori, le guance e le labbra spingono in dentro) che si applicano per 24 ore al giorno sui denti. E molto altro.

L’ortodonzia funzionale (che si avvale di apparecchi rimovibili) richiede interventi di più lunga durata, proprio perché accompagna e guida l’evoluzione biologica specifica dell’individuo in trattamento, cercando di evitare al massimo forzature su quella evoluzione individuale.

E’ intuitivo che cercare di seguire i modi biologici di un organismo richiede di rispettare i suoi tempi, e non quelli affrettati di chi vuole, con metodo di programmazione quasi industriale, imporre certe scadenze “produttive” allo scopo di raggiungere l’obiettivo e “non pensarci più”. Purtroppo, non poche volte, sono proprio i genitori a chiedere tempi (e costi) ben definiti; non rendendosi conto che l’ottimizzazione dei tempi e dei costi non corrisponde necessariamente alla ottimizzazione della biologia.

E, parlando dei tempi, sottolineo che il tempo migliore per intraprendere una ortodonzia si colloca fra i tre anni d’età e i cinque anni e mezzo. Prima che erompa in bocca il primo molare definitivo (detto anche “molare dei 6 anni”), una colonna portante che induce la quadratura ossea delle basi mascellari e collabora molto al buono sviluppo dei mascellari. Tutto ciò sempre che si eserciti anche adeguatamente la masticazione su cibi consistenti (vedi il mio post sulla “Palestra masticatoria”).

Continua nel prossimo post: “TEMPI DI CURA, CAUSE e TEMPI DI PREVENZIONE” (parte 2a)