Via Tommaso Costa, 16 Formia (LT)

Bite di rifunzionalizzazione

CHE COS’è UN BITE?

In inglese la parola bite si traduce con morso; morso è anche sinonimo di freno.  In realtà un bite non è altro che un semicerchio di plastica trasparente, ottenuto sull’impronta del paziente e funzionalizzato in bocca al paziente stesso.

Contrariamente a quanto suggerirebbe la traduzione, non deve frenare un bel nulla! Anzi, deve permettere alla mandibola del paziente che lo porta di poter andare liberamente negli strofinamenti di lateralità (diciamo, per brevità, un equivalente dei movimenti di masticazione che sono laterali) e di sentircisi confortevoli anche quando si va in deglutizione. (Per inciso: un bite, salvo casi assai rari, non è fatto per masticarci sopra).

DOVE SI METTE IL BITE

Il bite si mette su una sola arcata, generalmente l’inferiore.

Un bite con cui il paziente non si senta in vero comfort è un bite che:

  • non è stato ancora definitivamente funzionalizzato

oppure

  • è un bite sbagliato, che va ripensato in parte o del tutto.

a cosa serve il bite

Altro concetto molto importante da capire: il bite è un altro apparecchio diagnostico; ovvero deve servire allo gnatologo per verificare se la posizione terapeutica della mandibola che lo stesso gnatologo ha deciso, è poi effettivamente quella definitiva (mai lo è: lo gnatologo dovrà modificare il bite nei punti di contatto con l’altra arcata, aggiustando – funzionalizzando – i contatti statici e dinamici, fino a ottenere il pieno confort del paziente).

 a chi serve il bite?

Poche persone godono di un’occlusione perfetta. La maggior parte hanno contatti dentali in occlusione abituale.

Una Occlusione abituale può:

  • avvicinarsi molto a una occlusione ideale, non presentare problemi. In questo caso non va cambiata, ma accettata: le eventuali ricostruzioni, siano otturazioni o protesi, potranno essere fatte mantenendo la buona occlusione abituale del paziente;
  • discostarsi abbastanza dall’ideale; sono pazienti nei quali sarebbe bene rifunzionalizzare i contatti dentali (cioè eseguire un Molaggio Sensoriale Dinamico) tra le due arcate, prima di eseguire eventuali ricostruzioni, siano otturazioni o protesi;
  • discostarsi molto dall’ideale: in questi casi può essere imprudente effettuare subito una rifunzionalizzazione (cioè eseguire un Molaggio Sensoriale Dinamico) perché è troppo incerta la posizione valida della mandibola: in tal caso si userà un bite diagnostico, si lavorerà su di esso funzionalizzandolo, ma senza toccare i denti naturali del paziente (con l’eccezione di sottocclusioni: se alcuni denti tra le due arcate mancano di contatti, si potrà aggiungere del composito e poi rimodellarlo, ma senza sottrarre smalto dai denti naturali, lasciandoli integri). Si impiegheranno tutte le sedute necessarie a funzionalizzare il bite, finché non concordino i parametri oggettivi (verificabili ad esempio anche con Kinesiografia mandibolare computerizzata) e le sensazioni soggettive del paziente (in soldoni: il paziente si deve trovare in pieno confort percettivo, deve starci bene!).

COME CAPIRE SE IL BITE è fatto bene o male

La questione del pieno comfort da parte del paziente è assai importante e non finirò mai di ripeterlo. Ci sono dei pazienti che sono convinti di dover essere loro(!) a doversi adattare al bite: nulla di più sbagliato! È lo gnatologo che deve saper adattare il bite alle esigenze dell’occlusione del paziente, cioè del suo Sistema Neuro-Muscolare. Oltre 15 anni di esperienza con pazienti disfunzionali sia del 3° tipo (necessitanti prima di bite diagnostico), sia del 2° tipo (direttamente rifunzionalizzabili con un Molaggio Sensoriale Dinamico) non hanno fatto che riconfermarmi quest’assunto.