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Adattamento alle otturazioni?

Perché il paziente non deve confidare nell’adattamento

Non poche volte pazienti cui sto rimodellando un’otturazione bianca e a cui chiedo “La sente ancora un poco alta?” mi rispondono “Appena, ma poi tanto si consuma, tanto poi si adatta”. Sono due credenze sbagliate che possono portare a danni diversi.

Otturazioni e adattamento

Una otturazione in composito (bianca) può impiegare anni a consumarsi.
Il cosidetto “adattamento” è certamente assai più rapido, ma il prezzo sulla breve distanza lo paga il Sistema Neuro-Muscolare con uno stress di superlavoro di guida neuro-muscolare, mentre sulla lunga distanza ci potranno essere scheggiature o fratture dentali, più facilità alla carie per i denti con micro-traumi, perdita d’osso alveolare, formazione di tasche parodontali; e quant’altro.

Inoltre anche una o entrambe le Articolazioni Temporo-Mandibolari potrebbero pagare uno scotto, lavorando “fuori centro” dai loro cardini, perché sospinte da una otturazione ancora alta (dislocante la mandibola).

Per tutti questi motivi è bene che il paziente lasci che il dentista possa compiere tutti gli accurati controlli obiettivi, per poter funzionalizzare nel modo più fine l’occlusione tra una otturazione e il dente dell’opposta arcata.
Senza tralasciare i controlli soggettivi che lo stesso paziente fa chiudendo la bocca e percependo le sue sensazioni.
Il dentista non deve essere pressato dal paziente a sbrigarsi nel fare i controlli oggettivi visivi.
Il paziente non deve sminuire i suoi controlli soggettivi percettivi.
Controlli obiettivi del dentista e soggettivi del paziente devono andare d’accordo.