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Bite di rifunzionalizzazione

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Molti mI chiedono: “Cos’è un bite?”.

In inglese la parola “Bite” si traduce con “morso”, bruttina come traduzione: a noi italiani fa venire subito in mente la parte della briglia, costituita da una barretta metallica, che si mette in bocca al cavallo per guidarlo e frenarlo. Infatti “morso” è anche sinonimo di freno. Non è una bella immagine, e sarà forse anche per questo che si è preferito lasciarla non tradotta e universalmente accolta in lingua italiana: un paziente si senterebbe equiparato a un cavallo …

Niente di tutto ciò, chiarisco.

A guardarlo, un bite non è altro che un semicerchio di plastica trasparente, ottenuto sull’impronta del paziente e funzionalizzato in bocca al paziente stesso.

Contrariamente a quanto suggerirebbe la traduzione di bite, non deve “frenare” un bel nulla! Anzi deve permettere alla mandibola del paziente che lo porta di poter andare liberamente negli strofinamenti di lateralità (diciamo, per brevità, un equivalente dei movimenti di masticazione che sono laterali) e di sentircisi ben confortevole anche quando va in deglutizione. (Per inciso: un bite, salvo casi assai rari, non è fatto per masticarci sopra). Il bite si mette su una sola arcata, generalmente l’inferiore.

 

Un bite con cui il paziente non si senta in vero confort è un bite che:

o ancora non è ben funzionalizzato o, senza pietà, è un bite sbagliato, che va ripensato in parte o del tutto.

Altro concetto molto importante da capire: il bite è un apparecchio DIAGNOSTICO. Esso deve servire allo gnatologo per verificare se la posizione terapeutica della mandibola, che lo stesso gnatologo ha stabilito, è poi effettivamente quella definitiva (mai lo è: lo gnatologo dovrà modificare il bite nei punti di contatto con l’altra arcata, aggiustando – funzionalizzando – i contatti statici e dinamici, fino a ottenere il pieno confort del paziente).

Chi ha necessità di un bite?

Quasi nessuno ha un’ occlusione perfetta. La maggior parte delle persone ha contati dentali in occlusione abituale.

In sintesi una Occlusione abituale può:

  1. avvicinarsi molto a una occlusione ideale, non presentare problemi, non va cambiata, ma accettata: le eventuali ricostruzioni, otturazioni o protesi, potranno essere fatte mantenendo la buona occlusione abituale del paziente;
  2. discostarsi abbastanza dall’ideale, sono pazienti nei quali sarebbe bene rifunzionalizzare i contatti dentali (cioè eseguire un Molaggio Sensoriale Dinamico) tra le due arcate, prima di eseguire eventuali ricostruzioni, siano otturazioni o protesi;
  3. discostarsi molto dall’ideale: in questi casi può essere imprudente effettuare subito una rifunzionalizzazione (cioè eseguire un Molaggio Sensoriale Dinamico) perché è troppo incerta la posizione valida della mandibola: in tal caso si userà un Bite DIAGNOSTICO, si lavorerà su di esso funzionalizzandolo, ma senza toccare i denti naturali del paziente (con l’eccezione di sottocclusioni: se alcuni denti tra le due arcate mancano di contatti, si potrà aggiungere del composito e poi rimodellarlo, ma senza toccare i denti naturali, lasciandoli integri). Si impiegheranno tutte le sedute necessarie a funzionalizzare il bite, finché non concordino i parametri oggettivi (verificabili ad esempio con Kinesiografia mandibolare computerizzata) e le sensazioni soggettive del paziente, che deve trovarsi in pieno confort percettivo, starci bene!).

Questo argomento del pieno confort da parte del paziente è assai importante e non finirò mai di ripeterlo: ci sono dei pazienti che sono convinti di dover essere loro(!) a doversi adattare al bite: nulla di più sbagliato!!! È lo gnatologo che deve saper adattare il bite alle esigenze dell’occlusione del paziente, cioè del suo Sistema Neuro-Muscolare. Oltre 15 anni di esperienza con pazienti disfunzionali sia del 3° tipo (necessitanti prima di bite diagnostico), sia del 2° tipo (direttamente rifunzionalizzabili con un Molaggio Sensoriale Dinamico) non hanno fatto che riconfermarmi ciò.

Perché è importante trovare la corretta posizione della mandibola PRIMA di fare delle ricostruzioni dentali definitive?

Vi posso rispondere con una domanda retorica: costruireste mai la vostra casa sulle sabbie mobili, convinti che possa restare in piedi?

Una mandibola senza pace che il Sistema Neuro-Muscolare non sia riuscita a collocare in posizione stabile è come le sabbie mobili: potete farvici ricostruire le più belle otturazioni e i più bei ponti fissi, che saranno però incapaci di ridare pace a quella povera mandibola. In tali casi il bite diagnostico è un irrinunciabile strumento di dialogo tra lo gnatologo e gli automatismi al momento fuorviati dell’occlusione. Lo gnatologo se ne serve per ridare tranquillità di stabilità alla mandibola: ottenuto ciò col bite, lo gnatologo potrà dopo procedere con protesi provvisorie (che lascino la mandibola nella stessa posizione in cui stava grazie al bite diagnostico); e, avendo con le protesi provvisorie mantenuto la stessa tranquillità alla mandibola, potrà procedere verso la realizzazione di protesi definitive.

Tutto questo può apparire complesso e farraginoso, ma sono passi di buona condotta terapeutica e prudenza per far giungere il paziente ad un confort stabile dell’occlusione (buona masticazione, buona deglutizione, assenza di traumi occlusali, buona respirazione, migliore postura generale, anche con attenuazione o scomparsa di dolori posturali lontani dalla bocca: perché tutte le parti del nostro organismo sono connesse tra di loro, e anche la bocca è connessa con tutto).

Questa impegnativa procedura va dedicata ai pazienti del 3° tipo; ma ho semplificato molto il discorso: perché in questa terza categoria vi rientrano sia pazienti più facilmente e rapidamente trattabili, sia altri molto più impegnativi.

Il discorso qui vuole solo essere una sintesi informativa: la realtà clinica delle singole persone è assai variegata, da casi quasi di routine a casi assai difficili che richiedono grande impegno sia da parte del paziente che da parte dello gnatologo.